Basilica di Firenze. È una delle più insigni chiese
francescane d'Italia, capolavoro dell'architettura gotica fiorentina, e famosa,
tra l'altro, per conservare le salme di molti personaggi illustri. La sua
edificazione, nel 1295, fu la risposta all'esigenza di ingrandire il già
esistente oratorio francescano sorto su un isolotto intorno agli anni Venti del
XIII sec. Dopo la morte di San Francesco l'isolotto, divenuto luogo di culto e
pellegrinaggio, venne incorporato alla terra ferma mediante deviazione
dell'alveo dell'Arno; il numero sempre crescente di vocazioni costrinse l'ordine
francescano a richiedere l'ampliamento dell'oratorio in una struttura
ecclesiastica e conventuale del quale si incaricò il comune dando
incarico ad Arnolfo di Cambio. I lavori, inizialmente contestati dalla fazione
più intransigente dell'ordine, quella che vedeva nell'edificazione di una
basilica una contraddizione dello spirito pauperistico francescano, presero
avvio dall'abside per concludersi 90 anni più tardi. Si volle mantenere
una linea di sobrietà, ben rappresentata dalla pianta a croce egizia (che
impedisce l'eccessiva sporgenza dell'abside), dal tetto a capriate lignee
tipiche delle chiese francescane (al contrario quelle domenicane sono coperte da
volte in muratura) e dal pavimento, in semplice cotto e non di marmo. La navata
centrale, luminosa e ampia, è contornata da pilastri robusti, distanti
tra loro, sui quali sono posti archi ogivali che conducono al ballatoio. Un
tempo, fino al 1560, all'altezza della quinta campata era posto un tramezzo
trasversale, tipico delle chiese conventuali, che doveva separare la zona
riservata al clero da quella dei fedeli. Lungo il transetto, ancor prima della
costruzione delle navate, vennero erette delle cappelle commissionate da
famiglie fiorentine che si assunsero anche l'onere di decorarle e arredarle. Le
cappelle delle famiglie Bardi e Peruzzi vennero affrescate da Giotto (1320-25)
rispettivamente con le
Storie di San Francesco e le
Storie di San
Giovanni Battista. La Cappella Baroncelli venne invece affrescata da Taddeo
Gaddi, la Cappella Pulci da Bernardo Daddi e la Cappella Bardi di Vernio da Maso
di Banco. Taddeo Gaddi si occupò anche della decorazione ad affresco
(1333) della parete di fondo del cenacolo (oggi il locale fa parte del Museo
dell'Opera di
S.C.: al suo interno vi trovano posto, tra gli altri, la
scultura in bronzo dorato di Donatello dedicata a
San Ludovico di Tolosa
(1433) e il
Crocifisso dipinto da Cimabue, entro il 1288, fortemente
danneggiato dall'alluvione che colpì Firenze nel 1966. A partire dalla
metà del Trecento si procedette ad affrescare le pareti delle navate, che
nel frattempo erano state completamente erette, e della sacrestia, le prime ad
opera di Agnolo Gaddi, Andrea Orcagna, Giovanni da Milano, Spinello Aretino,
Niccolò di Pietro Gerini, la seconda grazie al lavoro dei soli Gaddi,
Aretino e Gerini. Dello stesso periodo è la decorazione della Cappella
Rinuccini, affrescata da Giovanni da Milano con le
Storie della Vergine
(1363-66), e della Cappella maggiore, affrescata dal Gaddi con le
Storie
della Vera Croce (1380). Nel secolo successivo proseguirono le opere
architettoniche: nel 1429 Andrea Pazzi si incaricò di far erigere la sala
capitolare, altrimenti detta Cappella Pazzi, iniziata da Filippo Brunelleschi e
terminata solo cinquant'anni più tardi. Priva di affreschi, venne invece
decorata con terrecotte invetriate di Luca della Robbia e dei suoi allievi. Di
particolare importanza il
Crocifisso ligneo posto sull'altare della
Cappella Gondi, realizzato da Donatello e fortemente criticato da Brunelleschi
che volle contrapporvi il proprio, posto in Santa Maria Novella. Sempre di
Donatello anche l'
Annunciazione a rilievo, posta originariamente nella
Cappella Castellani e ora nella navata destra. Il pulpito venne eseguito da
Benedetto da Maiano su commissione di Pietro Mellini. Realizzato intorno al
1475, raffigura a rilievo le
Storie di San Francesco. Inaugurata nel 1442
da papa Eugenio IV, la chiesa era già da tempo stata indicata dal comune
fiorentino quale luogo deputato per la conservazione delle vestigia di
importanti personaggi. Nel 1396 vennero fatti erigere dei cenotafi in onore di
Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. Il primo monumento
tombale vero e proprio venne realizzato nel 1444-45 da Bernardo Rossellino in
onore del cancelliere della Repubblica Leonardo Bruni. Da quel momento la chiesa
ospitò le salme dei fiorentini più illustri, tra cui Taddeo Gaddi,
il conte Ugolino della Gherardesca, e soprattutto Michelangelo, il cui monumento
funebre, arricchito con le allegoria della
Scultura,
dell'
Architettura e della
Pittura, venne realizzato nel 1570 da
Giorgio Vasari che, nel frattempo, si incaricò di ristrutturare l'interno
della chiesa su indicazione del granduca Cosimo de' Medici (venne smantellato il
tramezzo gotico e furono costruiti i grandi altari addossati alle navate
centrali con pale dipinte). Altri monumenti funebri presenti in
S.C. sono
quelli di Galileo Galilei (realizzato da Vincenzo Viviani nel 1737, a quasi 100
anni dalla morte dello scienziato), di Niccolò Machiavelli (eseguito da
Innocenzo Spinazzi, del 1787), di Vittorio Alfieri (opera di Antonio Canova, del
1810), di Ugo Foscolo. Adiacenti alla chiesa, sono i chiostri di Santa Croce
(detti "dei Morti" e "Grande"), in fondo al primo dei quali s'erge la già
citata Cappella dei Pazzi preceduta da un portico su colonne corinzie trabeate,
il cui fregio è formato da teste di cherubini di Desiderio da Settignano.
La facciata marmorea di
S.C., così come il campanile, è
opera moderna (furono completati nel 1863).